Il conto alla rovescia per salutare definitivamente questo capriccioso 2020 è ormai iniziato. Ma c’è un’ultima attività da fare assolutamente prima di brindare al nuovo anno: accertare e valutare le rimanenze finali di magazzino.
Si tratta di un’operazione tutt’altro che semplice, soprattutto comportando una quantità importante di lavoro; ma con le giuste indicazioni è possibile svolgerla tranquillamente.
Se poi in questo periodo dell’anno preferisci concentrarti su altre attività, goderti un po’ di meritato riposo insieme ai tuoi cari oppure, semplicemente, essere affiancato da esperti per sentirti più sicuro di svolgere il tutto con la giusta precisione, rivolgiti a noi e non pensarci più!
Rimanenze finali di magazzino: cosa sono e come si valutano
In gergo contabile, le rimanenze finali di magazzino sono rettifiche di costi e vanno quindi imputate al conto economico tra le componenti positive.
In altri termini, si tratta di costi che vengono sostenuti per l’acquisto o la produzione di un determinato bene il cui ricavo, però, non verrà realizzato nell’esercizio in corso, bensì in quello successivo.
Quali operazioni sei chiamato a fare in relazione alle rimanenze di magazzino? Essenzialmente due:
- Rendicontarle: cioè accertare fisicamente quante sono;
- Valutarle: e quindi attribuire ad esse un valore, da contabilizzare a bilancio.
Come individuare le rimanenze finali di magazzino
Ma come sapere esattamente quali sono le tue rimanenze finali?
Si tratta di tutte le merci, semilavorati e qualunque forma di bene giacente a magazzino, che vengono prodotti oppure acquistati nel corso di un certo periodo fiscale, ma senza essere utilizzate o vendute durante quel periodo.
Detto in altri termini, si tratta di ricavi potenziali.
Per comodità, è possibile suddividere le rimanenze di magazzino in varie tipologie di beni:
- Merci: prodotti destinati direttamente alla vendita;
- Work in progress (o semilavorati): materie prime che hanno già subito una parte di lavorazione tale da comportarne la trasformazione, senza che il ciclo produttivo sia terminato;
- Materie prime: componenti destinati alla trasformazione, utilizzati per produrre i beni o i servizi della tua azienda;
- Servizi o opere in corso di ordinazione: opere commissionate con contratti di durata medio/lunga tale da abbracciare più esercizi commerciali, oppure poco prima della fine del periodo fiscale. Tra l’ordine e l’esecuzione trascorre dunque un periodo a cavallo tra due annate.
Come si valutano le rimanenze di magazzino
Una volta individuate le rimanenze finali, occorre procedere alla loro valutazione, ossia effettuare l’inventario.
Nella contabilità di magazzino si possono utilizzare vari sistemi di valutazione. I più conosciuti sono: il FIFO, il LIFO ed il costo medio ponderato.
La scelta dell’uno piuttosto che dell’altro metodo non è affatto indifferente: valori di inventario inaccurati possono far sembrare un’azienda più redditizia di quanto non sia in realtà.
Vediamoli in dettaglio.
Il costo medio ponderato
Il primo metodo di valutazione parte calcolando il costo medio di tutti gli articoli acquistati durante un periodo.
Il valore di ogni ordine viene sommato e suddiviso per la quantità del bene acquistato.
Il metodo FIFO (First in – First out)
Il secondo metodo di valutazione delle rimanenze di magazzino è il cosiddetto first-in-first-out (primo ad entrare – primo ad uscire).
In pratica, si presume che gli articoli di magazzino siano venduti nell’ordine in cui sono prodotti o acquistati, per cui le rimanenze più vecchie vengono vendute per prime.
Questo metodo rappresenta al meglio il flusso effettivo di merci in un’azienda che produce o vende principalmente prodotti deperibili, come generi alimentari.
Il metodo LIFO (Last in – First out)
Opposto al precedente è invece il metodo last in – first out (ultimo ad entrare – primo ad uscire), in cui si presuppone che i beni prodotti per ultimi vengano venduti per primi.
Si tratta del sistema più utilizzato, ad esempio, dalle aziende di abbigliamento, che in genere vendono le ultime collezioni più facilmente rispetto ai capi invenduti di quelle precedenti.
Il costo dei beni invenduti
Nel calcolo delle rimanenze di magazzino va considerato anche il costo dei beni invenduti.
Si tratta del denaro speso dall’azienda nel corso dell’anno per l’acquisto del materiale o dell’oggetto finito, per la eventuale manodopera e per tutte le spese necessarie alla produzione del prodotto che viene poi venduto alla clientela.
Quale metodo di valutazione è migliore per te?
Ti starai chiedendo quale tra i vari sistemi di valutazione delle rimanenze finali di magazzino si adatti meglio alla tua realtà aziendale.
Ebbene, non esiste una risposta univoca, ma dipende tutto dalle tue peculiarità.
La scelta del giusto metodo di valutazione dipende da una serie di fattori: il luogo in cui si basa l’attività, quanto varia l’inventario, il settore di appartenenza, gli obiettivi aziendali, ecc. Sarebbe quindi opportuno effettuare ulteriori analisi per comprendere il contesto in cui l’azienda lavora, il processo produttivo e le tecniche di gestione delle scorte utilizzate.
In linea di massima:
- Il metodo del LIFO appare il migliore nei casi in cui i costi delle scorte tendano ad aumentare: in questo caso, infatti, gli articoli a costo più elevato (quelli acquistati o prodotti per ultimi) sono considerati venduti. Non è un caso se le aziende che utilizzano questo metodo per valutare l’inventario siano in genere quelle con scorte relativamente grandi e costi crescenti perché il LIFO tipicamente si traduce in livelli di profitto più bassi, tasse più basse e di conseguenza un flusso di cassa più elevato.
- Il metodo del FIFO al contrario può essere l’ideale laddove i costi delle scorte vadano diminuendo in quanto il prodotto tende a svalutarsi nel tempo. Il FIFO ci dà una migliore indicazione del valore del magazzino finitosul bilancio, ma aumenta anche il reddito netto perché il costo dei beni venduti sarà più basso (a parità di acquisti e rimanenze iniziali).
- Infine, il costo medio ponderato va a risolvere i problemi di variazione del prezzo della merce in aumento e diminuzione verificatesi in periodi di forte instabilità. In generale esso viene utilizzato quando il sistema contabile dell’azienda non è sufficientemente sofisticatoper tracciare i livelli dell’inventario FIFO o LIFO, oppure quando l’azienda non ha molte variazioni nel proprio inventario.
Perché non conviene alterare le rimanenze finali di magazzino
Per cercare di aggiustare il bilancio di fine anno alcuni imprenditori pensano che sia utile alterare i dati relativi all’inventario di fine anno.
Pensaci un attimo…
Se lo scopo è quello di apparire più sani e forti agli occhi della tua banca, ad esempio perché ti rinnovi il fido, niente di più facile che gonfiare le rimanenze finali.
Al contrario, se lo scopo è quello di pagare meno tasse l’inventario sarà magicamente sottostimato.
Sembrerebbe un’operazione apparentemente legale perché si parla di stima e non di valore reale oggettivo, anche se fatto con determinati canoni e regole ben precise…ma attenzione!
Alterare il dato del magazzino non basta da solo per dare un’immagine diversa della tua azienda da quella che è la realtà. Per risultare veritiero andrebbe incrociato con una serie di altri parametri come i bilanci precedenti, il flusso di cassa, eccetera. Un’azienda che presenta un bilancio con metà degli utili derivanti dalle rimanenze di magazzino non è mai affidabile!
Insomma, chi controlla i bilanci, che sia il direttore di banca o il funzionario dell’Agenzia delle Entrate che effettua i controlli può agevolmente accorgersi dell’inganno, con una serie di conseguenze peggiori rispetto allo scopo che vorremmo ottenere:
- Si perde credibilità come imprenditori;
- Si può venire sottoposti a controlli di tipo induttivo da parte del fisco, che a quel punto considererebbe non più veritiera l’intera contabilità.
Ecco perché si tratta di un’operazione delicata che va svolta con accuratezza e maggiore precisione possibile!
Se vuoi migliorare il tuo rating, la tua marginalità e dormire sonni più tranquilli possiamo riconsiderare insieme, ricominciando dal principio, tutta la tua situazione contabile, finanziaria e fiscale…non cercare comode “scappatoie” che potrebbero rivelarsi un’arma a doppio taglio!