Il patto di famiglia è l’ultimo degli strumenti di tutela del patrimonio. Abbiamo infatti già esaminato il fondo patrimoniale e il trust, ognuno con i suoi pregi e difetti. Per completare quest’indagine ci concentreremo quindi su quest’ultima opzione, altrettanto valida per lo scopo della tutela dei propri risparmi.
Patto di famiglia: un trasferimento di proprietà per la generazione futura. Come si fa e quali sono i requisiti
Nel nostro Paese l’imprenditoria ha sempre avuto un ruolo rilevante. In particolare, sono ancora oggi, nel 2018, le imprese familiari a tenere il timone. Nonostante il progresso tecnologico e l’ingresso di numerose multinazionali straniere, le pmi continuano a essere rappresentante in grande misura dalle famiglie.
Ciò ha imposto alla giurisprudenza di prevedere degli strumenti di tutela, come appunto la tutela del patrimonio.
Abbiamo visto che nel novero della tutela del patrimonio rientrano diversi tipi di misure, tutte volte a preservare una certa quantità di beni da aggressioni esterne.
Questi beni consistono generalmente in beni mobili e immobili, nonché titoli di credito. Con il patto di famiglia, però, la situazione cambia radicalmente.
Non siamo più di fronte a beni mobili e immobili, ma esclusivamente alla proprietà di un’azienda o alle quote azionarie di quest’ultima. È proprio questa, infatti la differenza principale tra il patto di famiglia e le altre possibilità già analizzate.
Il patto di famiglia è una forma di tutela del patrimonio che consiste nel trasferimento di un’azienda – o di una quota societaria della stessa – da un imprenditore a uno dei suoi discendenti.
La legge
A differenza del trust, istituto anglosassone sul quale la giurisprudenza italiana non si è mai espressa apertamente, il patto di famiglia è stato ampiamente discusso e regolamentato dalla legge italiana.
La prima pronuncia risale al 2006, quando con la legge del 14 febbraio n. 55 il patto di famiglia entra a far parte dell’ordinamento italiano.
Inoltre, l’articolo 768 del nostro Codice Civile disciplina anche le condizioni per la stipula di questo contratto.
Sono infatti necessarie le figure del:
- disponente, ossia l’imprenditore proprietario dell’azienda o della quota societaria
- beneficiario, ossia colui che entrerà in possesso di questi beni.
Oltre a essi, vanno a far parte del patto di famiglia anche il coniuge e tutti i soggetti che possano essere interessati alla successione.
È inoltre possibile con il patto di famiglia cedere anche soltanto una parte della proprietà o della quota.
Un contratto affollato
Abbiamo detto che il patto di famiglia consiste nel trasferimento della proprietà di un’azienda o di una quota verso un discendente.
Finché l’imprenditore in questione ha un solo discendente, non si pongono particolari problemi.
Ma nel caso in cui gli eredi siano più di uno, ecco che si presentano degli ostacoli.
L’imprenditore, infatti, privilegia uno dei suoi discendenti per una pura scelta personale, non perché gli altri eredi abbiano commesso qualche azione che possa escluderli dal patto di famiglia. Per questo motivo, agli altri eredi spetta un indennizzo o liquidazione sulla quota di azienda che, di fatto, non “riceveranno” mai.
La liquidazione può avvenire in denaro o in altra natura, ma deve comunque essere pari alla quota a cui gli eredi avrebbero avuto diritto e deve essere l’erede a versarla, non il disponente.
In merito a questo “risarcimento” bisogna tenere conto anche della difficoltà di stabilire l’effettivo ammontare: per questo è necessario rivolgersi a dei consulenti che siano in grado di stilare una perizia.
La quota può non essere versata nel caso in cui gli aventi diritto vi rinuncino totalmente (quella sì che sarebbe una famiglia unita e coesa!). La rinuncia può, però, anche essere parziale.
Così costituito, il patto di famiglia sembra andare contro alcune altre norme, come ad esempio l’articolo 533 e 738 del codice civile, che disciplinano alcuni diritti dei coeredi in caso di contenzioso. In realtà, si tratta di una deroga a questi articoli, per cui il patto di famiglia resta uno strumento perfettamente valido.
Il risultato
Ciò che si produce con il patto di famiglia è, come abbiamo detto, un contratto. Nello specifico, si tratta di un contratto
- inter vivos (stipulato tra persone vive)
- plurilaterale (le parti coinvolte sono più di due)
- gratuito (la stipulazione non comporta costi, esclusi quelli di notaio e registrazione).
Lo scopo principale di questo strumento è quello di consentire un trasferimento di proprietà precedente al momento naturale (la morte dell’imprenditore), evitando liti per l’eredità e l’eventuale divisione dell’azienda. In questo modo, inoltre, l’imprenditore può anche escludere soggetti che non ritiene idonei a questo compito.
Grazie al patto di famiglia vengono evitati i contenziosi molto frequenti che si aprono al momento della successione: con un contratto inter vivos, l’imprenditore ha la possibilità di far valere il proprio volere.
I vantaggi strategici
Il concetto che sta alla base del patto di famiglia è quello di garantire una successione fluida e senza intoppi. In questo modo si riesce a regalare continuità agli affari di famiglia ed evitare cambiamenti troppo bruschi.
Il delicato momento del passaggio generazionale è infatti rischioso sotto molteplici aspetti.