Il pagamento Iva e la relativa gestione è uno dei problemi che interessano da sempre il libero professionista. Quest’imposta grava sulle tasche degli imprenditori, che si ritrovano a far rivalere l’importo sul gradino successivo della scala contributiva.
Ma da cosa è composta precisamente quest’Iva e perché è dovuta all’erario? Come si è evoluta nel corso degli anni e cosa puoi fare per evitare che incida significativamente sul tuo bilancio?
Pagamento Iva: l’imposta regina dello scambio di beni e servizi e le sue applicazioni
Quante volte ti sei trovato faccia a faccia con quella cifra pensando che fosse una vera e propria ingiustizia?
Magari l’anno non era andato particolarmente bene, e poter trattenere quei soldi ti avrebbe fatto davvero comodo. O magari, invece, gli affari erano andati alla grande, e proprio per questo ti secca dare via parte del tuo ricavo.
Tutto questo accade, come per le altre tasse, anche con il pagamento Iva.
L’Iva è l’imposta sul valore aggiunto (da qui l’acronimo I.v.a.), che regola ogni tipo di scambio di beni e servizi. Non si tratta di un’imposta “all’italiana”, è infatti vigente in ben 68 paesi al mondo, di cui molti europei.
La storia dell’Iva è lunga e travagliata. Nasce infatti nel 1973, ma solo come “aggiornamento” della già esistente IGE. Quest’ultima era l’imposta generale sulle entrate, entrata in vigore nel 1940.
Non è finita qui: a sua volta, l’IGE era il nuovo nome della già esistente imposta unica sugli scambi commerciali, datata 1923.
Un’imposta che affonda dunque le sue radici in quasi 100 anni di storia. Basti sapere che, nel 1963, l’IGE era pari al 3,3%… niente a che vedere con le cifre di oggi, in cui il pagamento Iva può essere un vero e proprio salasso.
L’Iva resta comunque una delle imposte più diffuse, per cui difficilmente ce ne libereremo. Occorrerà invece mettersi l’anima in pace, e capire piuttosto perché arrivi impreparato a quest’appuntamento e cosa puoi fare per evitarlo.
Come funziona?
Finché arriva la lettera del commercialista con la cifra da pagare, tutto bene. Ma ti sei mai chiesto perché devi farlo? Qual è il servizio che ti è offerto per questo corrispettivo versato?
Puoi immaginare il pagamento Iva come un gioco in cui ci si passa una patata bollente. Ovviamente l’ultimo della fila si scotterà!
Questo perché con imposta sul valore aggiunto si intende proprio quel valore in più che un oggetto rileva in seguito a una determinata operazione di produzione.
In sostanza, una trave di legno appena tagliata ha ovviamente un costo diverso rispetto a quella inserita nel soffitto della tua mansarda. Questo perché quella trave è stata sottoposta a una serie di procedimenti (levigatura, verniciatura, taglio ecc.) che ne hanno aumentato il valore.
I nostri giocatori che si trovano all’interno della filiera produttiva hanno la possibilità di passare la patata bollente, ovvero di rivalersi del costo sostenuto addebitandolo all’acquirente successivo.
Capirai dunque che tu non stai pagando l’Iva, stai semplicemente restituendo quella che non ti era dovuta. Gli unici a provvedere davvero al pagamento Iva sono i consumatori, gli ultimi della fila, quelli che non possono rifarsi su nessuno.
Il fatto che ogni mese ti venga presentato il conto dipende semplicemente dal fatto che, a differenza del lavoratore dipendente, l’Iva non ti viene scalata dallo stipendio ma sarai tu autonomamente a provvedere al suo pagamento.
Quanto costa l’Iva?
Più che dire quanto costa, sarebbe più corretto introdurre il concetto di aliquota.
Il pagamento Iva avviene infatti su base progressiva, e oggi prevede un’aliquota generale del 22%. Questa cifra è dovuta a un aumento progressivo nel corso degli anni, che è partito, come ho anticipato, dal 3,3% del 1963. Tuttavia, quest’aliquota non si applica in maniera indiscriminata per tutti i beni e servizi.
Esistono infatti delle categorie che prevedono un importo diverso, ad esempio i cosiddetti beni di prima necessità. Un esempio sono gli alimentari e la stampa, che prevedono il 4%.
Un’altra categoria, comprendente bar, ristoranti, alberghi e altri servizi turistici prevede invece un’aliquota del 10%. Per gli altri beni e servizi resta invece la cifra del 22%, secondo l’ultimo aggiornamento dell’ottobre 2013. Questa cifra è una delle più alte in Europa, seconda solo a Polonia e Svezia.
Quando pagare l’Iva
Il pagamento Iva avviene, di norma, ogni mese o trimestralmente.
L’Iva si paga per via telematica attraverso il modulo F24.
Scarica il modulo F24 dall’Agenzia delle Entrate
Esiste però una possibilità, introdotta dal fisco nel 2012, che consente di posticipare il pagamento. Questa possibilità si chiama Iva per cassa, e si riferisce appunto al termine di pagamento.
Il sistema dell’Iva per cassa
Ho parlato del fatto che l’Iva professionisti viene versata ogni mese. Con l’Iva per cassa, invece, il pagamento può essere esigibile dal momento dell’incasso e non da quello dello svolgimento del servizio. Ciò si tramuta nella quasi totalità dei casi in un anno di tempo.
Sapevi di questa possibilità? Ti era stata prospettata dal tuo consulente finanziario?
Ovviamente, per potervi accedere sono necessarie alcune caratteristiche:
- Devi operare in imprese, arti o professioni;
- Il tuo fatturato non deve aver superato nell’anno precedente i due milioni di euro annui;
- I tuoi beni o servizi devono essere commerciati verso terzi che sono a loro volta soggetti all’esercizio in imprese, arti o professioni.
Questa è una vera e propria opportunità riservata al piccolo e medio imprenditore: quante volte ti sei trovato in difficoltà con la liquidità, e un posticipo di pagamento Iva ti avrebbe fatto comodo?
La compensazione Iva
Quello dell’Iva per cassa non è il solo “trucco” a disposizione. Esiste infatti anche un altro sistema in grado di venirti in aiuto, ossia la compensazione Iva.
Con questo termine si intende la possibilità di sfruttare un eventuale credito Iva e destinarlo ad altri usi. La compensazione Iva può essere di due tipi:
- Verticale: in questo caso la somma accantonata può essere utilizzata solo per pagare un’imposta dello stesso tipo. Non esistono limiti di cifre;
- Orizzontale: la somma può essere spesa per pagare altri tipi di imposta (Irpef, Ires ecc.). Il limite in questo caso è di 700.000 €, ma esistono all’interno di questo tetto delle differenze riguardo la documentazione da presentare.
Anche questo è un ottimo sistema per sgravarsi da una parte del pagamento Iva o comunque provvedere in maniera più semplice.
Il buonsenso e una guida competente
Ecco un altro trucco, forse quello che viene considerato di meno. Se il pagamento Iva incide così tanto sul tuo business, evidentemente hai bisogno di qualcuno che ti aiuti a gestire al meglio questa e altre imposte.
Un consulente finanziario preparato sarà infatti in grado di strutturare un piano creato appositamente per le tue esigenze, fare delle previsioni in base all’andamento del tuo business e aiutarti nella gestione degli adempimenti fiscali.
Infine, un ultimo consiglio: pensa sempre sul lungo periodo. Molto spesso i piccoli imprenditori sono gravati dalle occupazioni quotidiane e non riescono a fare progetti, ad avere una visione più ampia. Eppure, è proprio questo quello che fa la differenza tra un business che sta a galla e uno di successo.
Prova a pensare, ad esempio, all’Iva che hai sul conto come a una cifra non tua. Un fondo d’investimento, un libretto per l’università dei tuoi figli, una cifra bloccata: se non hai modo di spenderla, potrai averla pronta per il pagamento.
Molto spesso non è possibile, perché è una cifra necessaria per andare avanti: ma in alcuni casi, adottando questo sistema di gestione, potrai riuscire a fare passi avanti nel tuo business.
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