Fisco: manovre, studi di settore e le novità fiscali

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Il 2018 ci ha riservato e continua a riservarci molte novità fiscali. La causa di queste continue news fiscali è dovuta principalmente alla situazione politica italiana, che ha visto un vuoto di potere per diversi mesi, poi seguito da un’incertezza e da alleanze inaspettate e compromessi da accettare.

Anche gli studi di settore hanno però avuto un ruolo di rilievo, e il fisco oggi non è quello che poteva essere anche solo un anno fa.

Dato che l’anno sta quasi per concludersi, vediamo cosa è successo e cerchiamo di condividere qualche piccola anticipazione per l’anno a venire.

Come ci controlla il fisco: manovre, studi di settore e le novità fiscali 2018 per gli italiani

La manovra

Al centro del dibattito di questi giorni è sicuramente il DEF, e in particolare l’approvazione della Nota di aggiornamento redatta dal Movimento 5 stelle, oggetto di scontro con il ministro dell’Economia Giovanni Tria.

Come mai la nota ha suscitato tanto scalpore?

Principalmente perché, in via del tutto straordinaria, il livello di deficit si stabilizza al  2,4% per i prossimi tre anni, andando contro le indicazioni dell’Unione Europea. Per deficit si intende quello che lo Stato può spendere prendendo soldi in prestito. L’esultanza di Di Maio è dovuta quindi al fatto che questi soldi potrebbero (ma è tutto da vedere) essere spesi per le misure fortemente volute dal Movimento, come il famoso reddito di cittadinanza, una delle novità fiscali del 2018.

Ovviamente il percorso sarà ancora lungo, dato che il 15 ottobre verrà consegnato il Documento Programmatico di Bilancio e il 20, invece, la chiacchierata legge di bilancio, che dovrà poi essere approvata entro fine anno.

Le modifiche ai modelli

Un’altra delle novità fiscali che ha interessato il 2018 è stata la modifica di molti modelli precompilati da utilizzare con riferimento allo scorso anno.

Il provvedimento n. 90727 del 3 maggio 2018 ha infatti stabilito una serie di modifiche sui modelli per la comunicazione di dati rilevanti.

L’agenzia delle entrate ha promosso aggiornamenti finalizzati a recepire gli interventi correttivi agli studi di settore, approvati con il decreto ministeriale del 23 marzo 2018.

Alcune di queste modifiche riguardano le imprese che hanno adottato un regime di contabilità semplificata, di cui abbiamo parlato qui. Come avevo già illustrato, infatti, il 2018 ha visto un cambiamento del criterio utilizzato per conteggiare le entrate e le uscite di questo tipo di imprese. Viene introdotto infatti il cosiddetto regime per cassa, che va a sostituire quello per competenza, su cui si erano basati fino a questo momento gli studi di settore.

Non sai come rispondere alle domande che ti pone il fisco?

Gli indici ISA

L’Agenzia delle Entrate ha anche intrapreso altre misure, volte all’acquisizione di dati utili per la rilevazione degli indici ISA (Indici Sintetici di Affidabilità fiscale).

Ad esempio, sono stati inseriti nuovo codici attività riferiti all’anno 2017. Sono state inoltre aggiornate le specifiche tecniche già approvate a febbraio di quest’anno per l’invio telematico dei dati rilevanti per gli studi di settore.

La scadenza per l’invio è fissata al 31 ottobre 2018.

L’abolizione degli studi di settore

Si è molto discusso anche della norma che prevedrebbe l’abolizione in toto degli studi di settore. La norma, inclusa già nel decreto dignità, non passò il riesame delle Camere.

La Legge di Bilancio 2018, che come abbiamo visto dovrà essere approvata, ha però intenzione di riproporla. L’obiettivo è giungere all’eliminazione degli studi di settore per il 2019, processo che sarà diviso in due momenti:

  1. In un primo momento l’Agenzia delle Entrate si occuperà di introdurre i nuovi ISA per le partite Iva obbligate alla compilazione degli studi di settore.
  2. A quel punto la palla passa al governo, che dovrà di fatto introdurre i nuovi indicatori, che prevedranno un indice di affidabilità con cui valutare i contribuenti.

Perché?

Tra le novità fiscali di quest’anno, l’abolizione degli studi di settore è tra le più importanti. Con questa misura ci si propone di introdurre nuovi meccanismi di valutazione, evitando così di chiedere dati già conosciuti e facilitando quindi la compilazione dei moduli.

monete e risparmi per le novità fiscali

Come funzionano gli studi di settore

L’abolizione degli studi di settore è una delle novità fiscali del 2018, nonostante l’idea sia già in circolazione da almeno 4 anni. Ma cosa sono gli studi di settore?

Si tratta in sostanza di una modalità attraverso cui il fisco raccoglie una serie di informazioni riguardanti le attività economiche esercitate dagli italiani.

Come in una sorta di intervista, i contribuenti sono tenuti a inserire dei valori che diventano poi parametri per la valutazione della loro capacità di produrre reddito e, conseguentemente, per la produzione accertamenti fiscali.

Lo studio di settore prevede quindi un calcolo, o meglio una stima, del reddito su base statistica. Un’apposita Commissione degli Esperti approva i valori calcolati.

La prima fase prevede quindi proprio la raccolta dei dati, attraverso l’invio di un questionario a cui i contribuenti dovranno rispondere. Le domande riguardano tanto l’attività contabile quanto quella organizzativa.

La seconda fase è quella dell’analisi. Trattandosi di un rilievo statistico, si procede in primo luogo a eliminare valori palesemente anomali che potrebbero inficiare il risultato. Successivamente, si passa all’individuazione di un range più o meno omogeneo per ogni settore, e lo si divide in cluster.

Solo a quel punto si passerà al calcolo del presunto reddito, in base alla tecnica della regressione multipla.

Gli studi di settore sono stati introdotti in Italia nel 1993, e da allora ogni anno viene rilasciata una guida telematica che aiuta nella compilazione. Con la loro abolizione, tutto questo complesso sistema cade, per lasciare spazio a una gestione più snella e veloce.

La pace fiscale

Infine, c’è da segnalare tra le novità fiscali 2018 anche la pace fiscale, ovvero il “condono” delle cartelle Equitalia.

Quasi sicuramente sarà il DEF a prevedere questa misura, ma le modalità di inclusione sono ancora da chiarire nei dettagli.

Nelle prossime settimane esamineremo nel dettaglio i nuovi indici ISA e la pace fiscale, oltre allo spesometro, la fatturazione elettronica e il controllo conti correnti, insomma come e quanto il fisco “entra” nelle nostre vite e come controlla i nostri movimenti finanziari e le nostre spese.

Alla prossima puntata!

Vito De Giglio

Area Fiscale


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