L’esigenza di conoscere in modo tempestivo e completo l’andamento economico-finanziario di un’impresa è sempre stata avvertita come necessaria da manager e imprenditori; rappresenta infatti diremmo quasi la base del normale check-up che ogni azienda deve fare per assicurarsi un’attività assolutamente proficua e soddisfacente ed evitare crisi o fallimenti.
Per poter effettuare questo costante e sistematico monitoraggio, le imprese hanno iniziato sin dal boom economico degli anni ’60 a raccogliere ed elaborare dati in maniera sempre più massiva, mettendo in piedi quello che verrà definito, appunto, il controllo di gestione.
Data la necessità di avvalersi di una quantità di dati molto elevata, e considerate le limitazioni che i sistemi informatici avevano a quel tempo, è evidente che il controllo di gestione sia inizialmente stato adottato solo da imprese di grandi dimensioni, che potevano permettersi software elaborati e personale altamente specializzato. Solo con il passare del tempo tale sistema si è esteso alla media e piccola impresa, ma ancora senza quella organicità che ha acquisito oggi.
Troppo spesso, infatti, il controllo di gestione veniva confuso nella piccola e media impresa con la tenuta della contabilità; invece si tratta di un controllo direzionale, cioè uno strumento a supporto della Direzione per controllare la gestione aziendale, e questo anche nella microimpresa, dove “la Direzione” è in genere spesso costituita dall’imprenditore singolo che potrebbe non sapere esattamente come orientarsi.
In questo articolo quindi vogliamo proprio porre l’attenzione su quanto sia utile (anzi, come vedremo, addirittura necessario in base alla nuova riforma del codice civile) il controllo di gestione per piccole aziende.
Come ampiamente esaminato sul nostro blog (puoi consultare ad esempio questo articolo), il controllo di gestione è un’opportunità ormai imprescindibile per ogni imprenditore di monitorare costantemente la salute della propria azienda.
E questo non certo per perdere tempo o giocare con i numeri!
Lo scopo principale del controllo di gestione è quello di tenere saldamente in mano la bussola della propria azienda, così da conoscere perfettamente ogni più piccolo scostamento rispetto all’andamento ottimale degli affari.
Una buona conoscenza dell’effettivo andamento della propria impresa evita che l’imprenditore si ritrovi a dover improvvisamente gestire una crisi aziendale, tormentandosi sul perché si sia verificata e soprattutto su cosa avrebbe potuto fare per evitarla.
Insomma, il controllo di gestione rappresenta una vera e propria diagnosi precoce dello stato di salute delle imprese, così da scongiurare il pericolo che il ritardo nel percepire i primi segnali di difficoltà possa condurre ad uno stato di crisi irreversibile.
Ma non si tratta più ormai solo di una good practice, bensì di un vero e proprio obbligo stabilito per legge: il nuovo comma secondo dell’art. 2086 c.c. prevede infatti che “L’imprenditore, che operi in forma societaria o collettiva, ha il dovere di istituire un assetto organizzativo, amministrativo e contabile adeguato alla natura e alle dimensioni dell’impresa, anche in funzione della rilevazione tempestiva della crisi dell’impresa e della perdita della continuità aziendale”. In pratica, un sistema di allerta in grado di anticipare l’emersione dello stato di crisi aziendale attraverso l’analisi di alcuni indici finalizzati a rilevare squilibri finanziari, patrimoniali o reddituali.
La legge pone quindi a carico dell’imprenditore l’obbligo di dotarsi di una struttura organizzativa adeguata alle dimensioni ed all’attività svolta, finalizzata al monitoraggio costante di tutti quegli indicatori che possano individuare i primi segnali di una crisi.
L’art 2086 c.c. non pone limiti dimensionali all’obbligatorietà del dotarsi di quello strumento organizzativo che è il controllo gestionale. Dunque ogni impresa, anche molto piccola, deve attivarsi per essere in linea con il nuovo dettato normativo.
Certamente, laddove non vi sia un staff di esperti in grado di analizzare gli elementi necessari ad effettuare il corretto procedimento potrebbe risultare un’operazione piuttosto delicata da eseguire; è per questo che Aziende come Andrew & Sax Advisor offrono tutta la propria esperienza al servizio delle PMI, così da rappresentare una bussola nel “mare tempestoso” della consulenza direzionale.
Ma in cosa consiste il controllo di gestione per imprese di piccole dimensioni? Essenzialmente in un programma che si articoli:
- nella formulazione di obiettivi e programmi di breve periodo che consentano ai vari settori dell’impresa di conoscere in anticipo le azioni da intraprendere nel futuro immediato;
- nella verifica sistematica, mediante la cosiddetta analisi degli scostamenti, dell’effettivo raggiungimento degli obiettivi posti dal programma strategico;
- nell’assunzione tempestiva di adeguati provvedimenti correttivi nel caso in cui dalle verifiche emergano disfunzioni gestionali.
Oggi la PMI non può più prescindere da un corretto controllo di gestione se vuole sopravvivere a questo periodo di crisi internazionale ed affrontare l’auspicata ripresa economica con gli strumenti idonei per competere.
Soprattutto durante questo lungo periodo di crisi economica stiamo purtroppo riscontrando come molte, troppe imprese di piccole dimensioni stiano di fatto navigando a vista.
Nell’errata convinzione che i costi del controllo di gestione siano troppo alti, che sia meglio investire il denaro in altri progetti, troppi imprenditori ritengono di poter prescindere dall’elaborazione di un efficace programma strategico.
Questo, anche perché il buon andamento aziendale viene spesso correlato unicamente al fatturato, come se l’impresa vada bene o male a seconda che vi sia soltanto un incremento o decremento del fatturato rispetto all’anno precedente.
In realtà vi è molto di più di questo: non va mai dimenticato che il vero obiettivo di qualsiasi impresa, anche piccola, è quello di fornire redditività all’imprenditore e remunerare il capitale investito in modo più proficuo rispetto ad altre forme di investimento.
Per farlo, monitorare il fatturato non basta, ma occorre porsi altre domande:
- quanto guadagno stia portando la vendita del prodotto;
- quanto valga il proprio know-how;
- se l’azienda sia competitiva almeno quanto le altre concorrenti;
- quale utile ci si possa attendere nei prossimi anni;
- se siano economicamente ipotizzabili investimenti per migliorare la capacità produttiva.
Le risposte non sono sempre facili da trovare senza un adeguato supporto alle spalle; e non serve affatto limitarsi a tagliare i costi, anzi può rivelarsi un’arma controproducente perché comporta un inevitabile peggioramento delle performance.
Per venire incontro a tutti gli imprenditori, abbiamo messo a punto CERBERO, il primo software per il controllo di gestione in cloud autoprodotto che permette di avere un sistema di controllo e di alert sull’andamento della propria azienda.
Da oggi il nostro strumento è a disposizione degli imprenditori che, con l’aiuto dei nostri consulenti, potranno continuare ad avere uno strumento semplice ed efficace per gestire al meglio la propria attività.