La contabilità analitica è l’ultima delle modalità di contabilità che analizzeremo. Si tratta di un tipo di contabilità che non dipende dal tipo e della grandezza dell’impresa, ma che va invece a considerare altri fattori per determinare e registrare le entrate e le uscite.
Lo scopo della contabilità analitica, infatti, proprio come quello di tutte le altre contabilità, è sempre quello di tenere traccia di tutti i movimenti, anche se considerati in maniera diversa, al fine di poter redigere a fine anno un bilancio e tenere sotto controllo la situazione.
La contabilità analitica è un calcolo complesso utile per la gestione interna e il suo monitoraggio
Abbiamo già parlato di contabilità ordinaria e semplificata, e di come queste siano processi assolutamente necessari per la vita e la gestione di qualunque tipo di azienda, da quella più piccola a quella con migliaia di dipendenti.
Abbiamo detto anche qui che esistono altri tipi di contabilità: quella generale, quella industriale, e la contabilità analitica.
In realtà, la differenza tra contabilità analitica e industriale è molto sottile, in quanto entrambe si occupano degli stessi fattori, e a conti fatti – perdonami il gioco di parole – la somma deve essere necessariamente la stessa.
Possiamo pensare alla contabilità analitica o contabilità industriale come a quella disciplina che si occupa di rilevare i fatti interni di gestione: è quindi uno degli strumenti del controllo di gestione.
Gli scopi
Ogni contabilità è mirata alla misurazione e al controllo di certi fattori, al fine di raggiungere determinati obiettivi. Quelli della contabilità analitica sono:
- Determinare il prezzo di vendita e la rimuneratività di un prodotto o servizio;
- Analizzare la redditività di ogni singolo settore aziendale o di un singolo prodotto;
- Definire il controllo di gestione e la programmazione aziendale;
- Recuperare i dati interni da sommare a quelli esterni per la contabilità generale;
- Misurare il grado di efficienza della gestione;
- Effettuare correttamente le decisioni aziendali in base ai dati a disposizione.
Le differenze tra contabilità analitica e generale
Come abbiamo detto, la contabilità analitica concorre a determinare la contabilità generale. Per questo le differenze tra queste due metodologie sono importanti.
Innanzitutto, la contabilità analitica è facoltativa, mentre quella generale obbligatoria. La contabilità generale si riferisce a un arco di tempo corrispondente a un anno, mentre l’orizzonte temporale della contabilità analitica è discrezionale. Puoi scegliere di fissare il termine a un mese, un anno o cinque anni, a seconda dell’obiettivo da prevedere.
La contabilità generale, essendo obbligatoria per legge, deve essere redatta secondo criteri e forme specifici e standardizzati, solitamente attraverso il metodo della partita doppia.
Occupandosi dell’analisi di costi e ricavi dell’azienda verso l’esterno, permette la redazione del bilancio annuale, e quindi di verificare l’andamento generale.
Solo con la contabilità analitica è invece possibile verificare l’andamento di un singolo prodotto, di un reparto, di un materiale e di qualunque altro fattore si scelga di prendere in considerazione.
Come? Se la contabilità generale esamina solo dati certi espressi in forma numerica, la contabilità analitica industriale prende in considerazione anche altri fattori, traducendoli in parametri misurabili e traendone le dovute conclusioni.
Infine, con la contabilità analitica è possibile anche effettuare delle analisi sull’andamento dei costi fissi e variabili.