Tra le novità della manovra economica ecco spuntare quella sulle auto aziendali, a discapito però di moltissime persone. Almeno così sembrava all’inizio: i benefit per le auto aziendali sono stati infatti più volte oggetto di modifiche e proposte da parte del governo. Ma perché? Cosa vogliono togliere e cosa lasciare?
Tasse sulle auto aziendali: ecco cosa sta per succedere
Nella nuova manovra di Legge, alla voce “Tassa auto aziendale” una unica e vera parola: stangata! E non per pochi, ma circa per due milioni di dipendenti, che si sarebbero visti triplicare il valore delle tasse sulle proprie auto aziendali. E non solo: perché lo scenario che si andava ipotizzando, non avrebbe colpito solo i dipendenti, ma anche le società (di noleggio comprese) e lo stesso settore automotive, dato che le auto aziendali costituiscono il 40% delle nuove immatricolazioni.
Ciò avrebbe significato un impatto di circa mezzo miliardo di euro sui conti pubblici, ma non sono tardate le polemiche, soprattutto da parte dei privati.
Quali sarebbero state le possibili conseguenze?
Tutti quei dipendenti che beneficiano di un’auto aziendale ma come benefit non monetario del proprio stipendio avrebbero visto sfumare dal primo gennaio 2020 lo sconto del 30% sul valore (a livello fiscale) su auto e ciclomotori concessi ad uso promiscuo. Secondo la manovra, tale sconto sarebbe rimasto solo per la categoria di “agenti e rappresentanti del commercio”, lasciando per tutti gli altri dipendenti privi di “fringe benefit” ovvero senza alcun tipo di sconto, e con i veicoli calcolati a pieno valore. Stabilendo ovviamente il valore su una percorrenza convenzionale di 15mila km annui e in base ai costi chilometrici indicai nelle tabelle dell’Aci entro il 30 novembre.
Questo avrebbe voluto dire che un’auto aziendale avrebbe avuto un peso sul reddito di chi non è agente e rappresentante del commercio del 100% sul valore, e non più del 30%.
Ecco le nuove modifiche sulle auto aziendali
Un’ipotesi di questo tipo ha scatenato non poche polemiche, tanto da necessitare una rimodulazione delle tasse sulle auto aziendali. La nuova versione perciò prevede che questo aumento di tassazione (dal 30% al 100%) rimanga solo sulle auto di grossa cilindrata, con emissioni superiori ai 160 gr di CO2 ogni km. Non si può comunque considerare una retromarcia vera e propria, poiché per gli altri veicoli anziché rimanere al 30%, la tassazione raddoppia passando così al 60%.
Resta invariata solo per le auto ibride ed elettriche e per i mezzi commerciali.
Bene da una parte, perché così sarà possibile incentivare l’utilizzo di auto elettriche e non inquinanti, un tema quanto mai caro quest’anno, lasciato da parte invece nella precedente Legge di Bilancio 2019. Dall’altra parte però, si sente il bisogno di incentivare non solo nell’utilizzo ma anche nell’acquisto, abbassando magari anche il costo originale delle auto, e non solo la loro tassazione.
Si tratta di una misura retroattiva?
Stabilita su questi parametri, la misura permetterebbe di far guadagnare allo Stato oltre mezzo miliardo di euro, ma ciò che conta sapere prima di tutto, è che riguarda solo le vetture date in dotazione dopo che la Manovra di Bilancio verrà approvata, e cioè dal primo gennaio 2020.
Automobilisti alla lettura, sappiate che i veicoli colpiti dalla completa tassazione non sono solo SUV e auto sportive, ma anche utilitarie e macchine di media grandezza, come ad esempio la Fiat 500X, la Fiat 500L, la Ford Focus, la Fiat Tipo e molte altre. Quelle invece colpite dal raddoppio delle tasse sono macchine come la Panda, la Y, la C3, la Polo etc…
Pur avendo cercato di limitare i danni con la circoscrizione in categorie, la manovra si farà sentire sui tanti redditi dei dipendenti che vedranno un aumento delle tasse dai 600 fino ai 2000 euro.
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